Creare uno spazio di fiducia

Gli esperti* concordano: conoscere il funzionamento dei social media e l’esistenza delle sfide non serve a nulla se non siamo in grado di generare negli adolescenti abbastanza fiducia da consentire loro di aprirsi con gli adulti riguardo le loro preoccupazioni. Se si vuole conquistare la fiducia dei propri figli, è essenziale trascorrere del tempo di qualità con loro e scegliere con cura il momento giusto per affrontare le loro preoccupazioni. La cosa migliore è affrontare discorsi relativi all’uso sicuro di Internet e alle buone pratiche da utilizzare online all’interno di un ambiente reale, non virtuale e rassicurante (come, ad esempio, spazi ricreativi per adulti e giovani) così che gli adolescenti possano parlare della propria vita quotidiana online senza sentirsi giudicati e dove, in cambio, gli adulti possono condividere le proprie esperienze, impedendo che la relazione tra le due parti possa risultare asimmetrica. Quanto più saremo in grado di convincere i ragazzi che i loro genitori (o tutori) sono aperti al dialogo su questo o altri argomenti delicati, tanto più il dialogo risulterà facile.

Ecco perché è necessario liberarsi di ogni tabù che possa essere associato alla potenziale pericolosità delle sfide, parlarne in modo naturale e chiedere ai ragazzi che cosa ne pensano. Bisogna tenere a mente che non è possibile essere sempre al fianco dei propri figli per proteggerli da pratiche pericolose (né sarebbe consigliabile farlo), da qui la necessità di allenarli a pensare autonomamente e in modo critico. Se gli adolescenti riusciranno a tradurre le sfide in parole e a razionalizzarle in un ambiente sicuro, l’esperienza potrebbe diventare parte di loro e, quando arriverà il momento, aiutarli a comprendere se vale o meno la pena affrontare una particolare sfida.

Allo stesso tempo, quando si parla ai propri figli delle diverse tipologie di sfide virali su Internet, gli esperti raccomandano di non menzionare esplicitamente le challenge e di non entrare troppo nei dettagli quando si narra di quelle pericolose. Ciò potrebbe infatti essere controproducente: spiegare tutti i dettagli di una particolare sfida per poi suggerire di non cercarla online o metterla in pratica, rischia di ottenere probabilmente l’effetto opposto, quello di alimentare la curiosità. E gli adolescenti citano proprio la curiosità come ragione principale per cimentarsi in una sfida.

Un articolo pubblicato sul quotidiano spagnolo El Pais riguardo la Blue Whale Challenge, un “gioco a quiz” online che spingeva i bambini all’autolesionismo e di cui abbiamo parlato, ha rivelato che il boom mediatico generato dalla sfida, avvenuto contemporaneamente al lancio della serie TV “13 Reasons Why”, ha fatto impennare il numero di ricerche Google per la nonostante il fatto che, ad oggi, non ci sia alcuna prova che il gioco sia realmente esistito. Una recenzione di altri studi simili concorda sul fatto che le notizie di suicidi possano portare gli adolescenti a emulare alcune azioni a seconda del modo in cui i media le trattano.

*Liliana Arroyo, esperta di trasformazione digitale; Javier López Menacho, scrittore e specialista in comunicazione digitale e PR; Raquel Martín, insegnante all’Istituto l’Alzina di Barcellona.

“Se vedo che potrebbe essere dannoso per la mia salute, non lo faccio (…) se potrebbe essere dannoso per la salute mentale Se vedo che ci sono molti rischi, non lo faccio (…) se può essere dannoso per la vita. Perché puoi dire qualsiasi cosa sciocca o potresti partecipare a qualche sfida e tutti ti dicono qualcosa e questo influisce sul tuo stato mentale”. Albert, 15 anni

Conoscere la realtà dei propri figli

Il comportamento impulsivo e la scarsa percezione del rischio tra gli adolescenti sono dovuti al fatto che la loro corteccia prefrontale, un’area del cervello associata al comportamento, non è ancora completamente sviluppata. Inoltre, gli adolescenti sono desiderosi di entrare nel mondo degli adulti in risposta al dolore causato dalla perdita dell’infanzia. Oltre a questi fattori, ci sono anche fenomeni di tipo sociale, come la pressione dei coetanei o il senso di appartenenza generato dall’aver completato un compito difficile, che gettano le basi per una fase esplosiva.

Ora, se a questa definizione tradizionale di adolescenza aggiungiamo il fenomeno dei social media, che ha portato l’interazione sociale – e con essa la costruzione dell’autostima – in una sfera virtuale, la viralità delle sfide online finisce per spiegarsi da sola. Javier López Menacho, scrittore ed esperto in comunicazione digitale, la chiama «la dittatura del like», ma potremmo anche interpretarla come un modo semplice per ottenere l’approvazione degli altri e affermarsi come adulti (la regola è: coloro che completano la sfida sono adulti e quelli che non ci riescono, al contrario, non lo sono). Inoltre, gli adolescenti hanno anche l’opportunità di svolgere un ruolo attivo in una comunità e di interagire con i loro idoli online (YouTuber, influencer), che in alcuni casi sono le stesse persone che promuovono le sfide. In altre parole, ci sono challenge che spingono all’estremo il concetto di interazione sociale promosso dai social media.

Javier López Menacho raccomanda che, in questo contesto digitale, «così come siamo interessati a conoscere le amicizie e i gruppi di persone con cui i nostri figli si relazionano, dovremmo fare uno sforzo per conoscere la loro realtà virale», ovvero i gruppi che seguono, i loro contatti sui social media, le loro preoccupazioni online. Nel nuovo paradigma creato dai social media, conoscere la realtà virale degli adolescenti è importante quanto conoscere la loro realtà sociale.

Dopo tutto, l’idea di affermare se stessi esiste da sempre. L’unica cosa che è cambiata è il contesto: oggi c’è quello plasmato da una realtà tecnologica che rende la catena di trasmissione molto più veloce e accattivante. Quindi, mentre le sfide in sé non sono una novità (ammettilo: quante volte hai pronunciato le parole «Ti sfido a…» da piccolo?), la velocità con cui vengono condivise e la dimensione del pubblico che raggiungono si sono moltiplicate nell’era digitale.

“Noi umani siamo molto curiosi e poiché non sappiamo che cosa accadrà e non sappiamo se provocherà conseguenze, vuoi farlo perché ne hai voglia, anche se sai che è pericoloso. A volte la curiosità può uccidere”. Nino, 15 anni

Aiutare a valutare la sfida

Come raccontiamo attraverso il nostro progetto, esistono molti tipi diversi di challenge online e di per sé la parola “sfida” non dovrebbe automaticamente mettere in allarme. Certo, ci sono stati casi di bambini deceduti a causa di sfide virali e le azioni incoraggiate da alcune sfide possono avere conseguenze legali. Ma ci sono anche tante iniziative dedicate ad atti di solidarietà (come ad esempio l’Ice Bucket Challenge) o alla sensibilizzazione sociale e ambientale (ad esempio la Trashtag Challenge), oltre a una miriade di altre innocue sfide che, ad esempio, spingono le persone a cimentarsi in balli o azioni simili (come la Mannequin Challenge o la Bottle Flip Challenge). Dunque, non tutte le sfide promuovono la violenza o l’imprudenza.

Tuttavia, sarebbe bene evitare di impostare un’educazione per i giovani basata sulla paura o sulla sensibilizzazione nei confronti delle cattive pratiche senza spiegare loro le potenziali opportunità offerte da un’azione o da un servizio. Gli esperti* raccomandano di mostrare loro il quadro completo, che includa potenziali pericoli, ma anche altre possibilità. In questo modo è possibile stabilire un codice di buona condotta a cui i ragazzi possano fare poi riferimento autonomamente.

Condividere sfide innocue e chiedere ai propri figli di seguire i passaggi necessari a completarle li costringerà a porsi la domanda: “Che cosa mi sta proponendo di fare questa sfida?”. La domanda diventa in questo modo significativa, e ciò può trasformarsi in un’abitudine che li preparerà a quando, in seguito, si troveranno a dover decidere da soli se partecipare o meno ad una challenge. Scomporre le fasi della sfida una per una crea un’opportunità per identificare eventuali rischi o conseguenze nascosti – sia fisici che legali – e valutare se vale la pena accettare o meno.

Un esempio di una sfida apparentemente innocua, ma potenzialmente pericolosa, è la Stand Up Challenge. Riflettere su quello che la challenge chiede di fare è sufficiente per rendersi conto dei suoi rischi: prevede infatti che una persona sdraiata a terra a pancia in giù cerchi di alzarsi mentre un’altra persona, in piedi sulla schiena della prima, prova a rimanere in equilibrio, saltando fino ad arrivare progressivamente sulle spalle della prima, usandola come trampolino. Scomponendo quindi, come abbiamo fatto, ogni passaggio della sfida, si ha un’idea abbastanza chiara dei rischi in gioco per entrambe le parti: la possibilità di una brutta caduta che causerebbe lesioni cervicali o spinali.

*Liliana Arroyo, esperta di trasformazione digitale; Javier López Menacho, scrittore e specialista in comunicazione digitale e PR; Raquel Martín, insegnante all’Istituto l’Alzina di Barcellona.

Riconoscere il ruolo dei coetanei

I coetanei svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale ed emotivo degli adolescenti: possono aiutarsi a vicenda nello sviluppare nuove abilità o incoraggiare la partecipazione a diverse attività. Sebbene siano spesso una forza positiva, i coetanei possono anche avere un’influenza negativa e coinvolgere gli altri in comportamenti pericolosi, come le sfide imprudenti di cui abbiamo discusso precedentemente.

Anche in questo caso, tale situazione è stata amplificata dall’avvento dei social media. Se il coetaneo di un adolescente esegue una sfida e la condivide sui propri account, o se il suo idolo online ha fatto lo stesso, ciò intensificherà la voglia di eseguire quella stessa sfida. E se nessuno ha ancora osato cimentarsi con una particolare sfida, la “dittatura del like” di cui ha parlato López Menacho diventerà un modo rapido per generare riconoscimento sociale alla prima persona che la completerà.

Questo è un altro motivo per cui è importante promuovere una comunicazione aperta. Bisogna essere in grado di spiegare ai propri figli che è normale sentirsi sotto pressione se i propri amici hanno fatto qualcosa che non si è sicuri di voler fare, e ricordare che, nel mondo reale, sfide e sentimenti di soddisfazione non consistono nel fare qualcosa di più o meno pericoloso, ma in tutt’altro. Come individui si ha un valore e non c’è bisogno di mettere a rischio la propria vita o di superare limiti che si considerano ingenuamente ragionevoli.

Gli studenti intervistati per questa guida sono stati chiari sul fatto che la salute e la sicurezza – propria e degli altri – sono i parametri decisivi nello scegliere se eseguire o meno un’azione. Gli adolescenti vogliono a tutti i costi essere riconosciuti come adulti capaci di prendere le proprie decisioni, e dunque chiedere loro “Che cosa è importante per te?” può essere un ottimo modo per responsabilizzarli e instillare in loro un senso di responsabilità condivisa, ma anche per ricordare loro i limiti che si sono autoimposti.

Educare te stesso

Le generazioni più anziane hanno sperimentato il passaggio al digitale da una certa distanza: quel mondo è semplicemente diventato parte della loro vita da un giorno all’altro. Di conseguenza, molti genitori non hanno – o addirittura non conoscono – gli strumenti per accedere alla realtà online, e quindi il contesto in cui le sfide si sviluppano e diventano virali, di per sé molto complesso, è estraneo. Vale sicuramente la pena educarsi, e quindi familiarizzare e comprendere le realtà che fanno oggi da “casa” alle attività quotidiane dei più giovani ma non bisogna altresì dimenticare che la peggiore violazione possibile è quella relativa alla fiducia che si dà alle nuove generazioni. Gli esperti concordano infatti nel ritenere che la conoscenza del mondo online da parte dei genitori non serve a nulla senza uno spazio sicuro o una relazione di fiducia tra adulto e adolescente in cui il secondo si senta libero di affrontare potenziali pericoli.

Un adulto può anche apprendere di pari passo agli adolescenti, chiedendo direttamente a loro quali sfide conoscono, quali hanno fatto e quali non farebbero. Nel loro desiderio di sentirsi grandi, riconoscere di saperne di più su un particolare argomento potrebbe dare ai giovani un maggiore senso di soddisfazione nel condividere ciò che sanno. Un’altra strategia da poter utilizzare è quella di chiedere delle esperienze fatte da altri (amici o compagni di studi), poiché a volte gli adolescenti sono più disposti a parlare degli altri che di se stessi.

Ci sono anche diversi siti web – ad esempio Pantallas Amigas – che offrono guide sul funzionamento delle piattaforme più popolari tra gli adolescenti, per conoscere meglio le realtà online che popolano. È anche il caso anche dell’Istituto nazionale per la sicurezza informatica spagnolo, le cui guide possono essere scaricate gratuitamente, e che dispone anche di un servizio di assistenza telefonica: qualsiasi cittadino può chiamare lo 017 per consultare qualsiasi domanda o problema possa avere.

“Se vedessi che qualcuno ha intenzione di fare una sfida pericolosa, gli mostrerei tutte le cose che potrebbero andare storte provandoci”. Nino, 15 anni

Consigli per insegnanti ed educatori

Ci sono sfide… e sfide

Internet offre un mondo di possibilità: infinite informazioni a portata di mano, la possibilità di connettersi istantaneamente con persone a migliaia di chilometri di distanza, la possibilità di farsi conoscere in tutto il mondo… Naturalmente, proprio come tutto il resto, Internet contiene anche pericoli e rischi. Ciò non implica, tuttavia, che non dovremmo conoscere Internet, o lavorarci, o utilizzarlo nelle scuole.

Come abbiamo già spiegato, Internet e le challenge non sono da considerarsi intrinsecamente negative: possono assumere forme e dimensioni tra loro diverse ed essere declinate in innumerevoli modi.

Come consigliato anche ai genitori, gli esperti* raccomandano agli educatori di parlare di challenge online mostrando ai giovani il quadro completo, evidenziando le buone pratiche da utilizzare per evitare di cadere di trovarsi in pericolo e spingendo i ragazzi a prendere le proprie decisioni e ad assumersene la responsabilità.

È importante che gli educatori cerchino di rimanere sempre aggiornati sulle ultime challenge virali: sia quelle a impatto positivo, che quelle potenzialmente pericolose. Gli stessi adolescenti possono parlare di quelle più popolari e siti web come Wikipedia contengono elenchi aggiornati delle sfide più virali degli ultimi anni.

*Liliana Arroyo, esperta di trasformazione digitale; Javier López Menacho, scrittore e specialista in comunicazione digitale e PR; Raquel Martín, insegnante all’Istituto l’Alzina di Barcellona.

Stabilire un rapporto di fiducia

«Gli insegnanti sono i primi influencer degli adolescenti», afferma Javier López Menacho, scrittore e specialista in comunicazione digitale e pubbliche relazioni. Trascorrono la maggior parte del tempo con gli adolescenti e hanno con loro un legame più diretto. In altre parole, gli insegnanti e gli educatori hanno una grande capacità di influenzare i loro studenti. È quindi importante stabilire con loro un rapporto di fiducia, così che possano sentirsi a proprio agio nel parlare delle proprie preoccupazioni ed esperienze online, una dinamica che può servire come base per identificare – e porre rimedio – a possibili problemi.

Questi ambienti sicuri sono quanto mai importanti, perché la decisione di affrontare challenge pericolose potrebbe in realtà essere un modo per mascherare un problema più ampio, come quelli citati da Raquel Martín, insegnante dell’Istituto l’Alzina di Barcellona: il loro rapporto con la famiglia; non sentirsi bene con se stessi; il bisogno di appartenere, di sentirsi apprezzati, di non essere rifiutati dal proprio ambiente; fenomeni come la pressione sociale dei coetanei o la ricerca di riconoscimento e attenzione da parte dei pari.

“A volte ci meritiamo una lezione: lascia che accada a noi e vediamo se torneremo indietro per rifarlo. Se le persone ti avvertono e tu continui a farlo, quando ti succederà qualcosa sarà troppo tardi. È a quel punto che smetterai di farlo. Penso che alla gente piaccia davvero andare contro le regole. Se non ci è permesso farlo, vorremo farlo di più. Siamo ribelli.
Il proibito è molto allettante”.

Nino, 15 anni

Portare le challenge in classe

«Si potrebbe parlare di economia partendo dalle polemiche degli influencer spagnoli che vivono in Andorra (un piccolo Paese confinante con la Spagna con aliquote fiscali molto basse, ndr) o introdurre la seconda guerra mondiale utilizzando le mappe del gioco Call of Duty», spiega Liliana Arroyo, esperta di trasformazione digitale. Portare gli influencer seguiti dai giovani sui social network o i giochi che svolgono nel loro tempo libero all’interno delle lezioni scolastiche può facilitare la spiegazione di alcuni argomenti accademici, fornendo esempi concreti e vicini. Ciò può anche aprire il dibattito sulle opportunità e sui pericoli presentati da Internet, dal mondo online e dalle social challenge.

«Gli influencer sono degli specchi», sostiene Arroyo, nel senso che parlano più degli adolescenti che li seguono che degli stessi creatori di contenuti. Pertanto, giudicare e invalidare direttamente un influencer significherebbe giudicare e invalidare l’adolescente che lo segue; al contrario, usare il creatore di contenuti come esempio per accendere il dibattito in classe è una pratica che consente agli adolescenti di trarre le proprie conclusioni in un ambiente sicuro in cui non devono preoccuparsi di essere giudicati.

Allo stesso modo, portare le challenge direttamente in classe è un’altra opzione valida. Finora ha prodotto ottimi risultati, come è stato dimostrato ad esempio dal progetto Misión Alba, che è già al suo quarto anno e ha terminato l’ultimo anno scolastico con più di 10 mila partecipanti. D’altra parte, l’approccio scolastico basato sulle sfide è un metodo che spinge gli studenti a cercare di mettere in pratica le nozioni scolastiche all’interno del mondo reale; ad esempio l’insegnante utilizzando una situazione in cui gli studenti possono identificarsi apre uno spazio per il dibattito e per una serie di domande per cui è necessario rispondere utilizzando la tecnologia disponibile in classe. Questi sono metodi per utilizzare attivamente le tecnologie digitali in classe, creando al contempo uno spazio sicuro in cui gli studenti possono parlare di Internet (e utilizzarlo!) e chiarire qualsiasi domanda abbiano al riguardo senza sentirsi giudicati.

Dare potere agli adolescenti

L’ambiente digitale, e i social media tra tutti, ha moltiplicato la velocità con cui le sfide sono condivise e la dimensione del pubblico che raggiungono.

In questo contesto, e poiché gli adolescenti oggi sono esposti a un numero maggiore di stimoli rispetto alle generazioni precedenti, diventa ancora più importante sfruttare il senso di responsabilità dei giovani. Gli adolescenti – il cui desiderio più forte è, spesso, quello di essere trattati come adulti – devono essere in grado di prendere le proprie decisioni e assumersene la responsabilità, ma devono farlo nella piena consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. È importante dare potere agli adolescenti ma anche stabilire il dato di fatto che le azioni intraprese online possono avere conseguenze nella vita reale.

D’altra parte, i ragazzi intervistati per questa guida sono stati chiari sul fatto che, in definitiva, il proprio benessere e il benessere di chi li circonda ha rappresentato un limite nel decidere se partecipare o meno a una sfida. Questo limite autoimposto deve prevalere sulla pressione dei coetanei e sul senso di appartenenza a una comunità che deriva dall’uso dei social media, motivo per cui sottolineare ancora una volta che la loro opinione da adulti è perfettamente valida li aiuterà a mantenere questi limiti stabili.

Aiutando gli adolescenti a capire che le loro decisioni e opinioni sono valide in quanto tali, indipendentemente dalle opinioni degli altri, e che le loro azioni possono avere conseguenze, diamo loro il potere di assumersi la responsabilità delle proprie decisioni.

“A volte dico “te lo dico io ma non puoi dirlo a nessun altro”. Ma poi entri in un
circolo vizioso e quando torni a casa, tua madre lo sa già. E lo sanno anche tutti gli altri”. Julen, 15 anni

Mantenere una comunicazione regolare con i genitori

I genitori o i tutori hanno il diritto di conoscere la realtà online in cui si trovano i loro figli, così da capire come come affrontarla. Ecco perché è importante rimanere al passo con le mode che i giovani vivono a scuola, assicurandosi di verificarne la sicurezza e le informazioni veicolate. In quest’ottica è centrale il lavoro dell’insegnante e dell’educatore.

La cosa migliore da fare è concentrarsi su consigli pratici e strumenti di formazione per genitori o tutori: parlare del concetto di sfida in termini generali e assicurandosi di includere sia pratiche positive che negative; fornire consigli su come creare spazi che rafforzino un rapporto di fiducia tra genitori e figli; raccomandare di attuare un ragionamento critico in rispetto ai contenuti presenti su Internet.

Suggerimenti per gli studenti

Conoscere i propri limiti

Le sfide hanno molte forme e dimensioni: imitare una danza, rimanere perfettamente immobile, rovesciarsi un secchio pieno di acqua ghiacciata sulla testa. Negli ultimi anni le challenge sono diventate molto popolari su piattaforme di social media come YouTube, TikTok o Instagram. Tuttavia, oltre ai tipi di sfide divertenti, innocue o filantropiche già menzionate, ci sono anche sfide pericolose, che possono mettere a rischio la tua salute fisica o avere conseguenze legali. Quando ci si trova di fronte a queste sfide – o al fatto che alcuni amici le hanno già completate – può essere normale sentire l’impulso di eseguirle. Ma, prima di farlo, bisogna chiedersi: “Qual è la cosa più importante per me?”

Se ci si trova in una situazione in cui non si è sicuri di voler prendere parte a una sfida virale o meno, bisogna conoscere i propri limiti. A tutti i ragazzi intervistati nel corso di questo progetto è stato chiaro che il limite era il benessere fisico (oltre che il benessere fisico degli coloro che potevano essere colpiti dalla sfida): in altre parole, non avrebbero svolto in nessuna circostanza una sfida che avesse rappresentato un pericolo per l’incolumità fisica propria o di qualcun altro.

Tuttavia, mentre alcune di queste pratiche possono essere chiaramente e facilmente identificate come pericolose, il rischio non è così evidente in altri casi. Prima di prendere una decisione, bisogna sempre scomporre i passaggi delle sfide e pensare a cosa bisognerà fare in ogni singolo passaggio e identificare eventuali pericoli. Se un singolo passaggio richiede di superare il limite, ricorda che la tua opinione è perfettamente valida e ha la precedenza sull’opinione dei tuoi amici.

Hai ancora dubbi? È normale!

Le sfide sono accattivanti e quando diventano virali è facile lasciarsi influenzare e volerle completare a tutti i costi. Ecco perché è importante fare un passo indietro prima di iniziare e pensare ai limiti che non vuoi superare. Tuttavia, anche con questi limiti in mente, è normale avere dei dubbi di fronte agli stimoli che circondano le challenge online.

Tradurre i tuoi dubbi in parole e comunicarli a persone di cui ti puoi fidare può aiutarti a prendere il desiderio di partecipare o meno ad una sfida. Le persone di cui ti fidi potrebbero essere un genitore, un insegnante, un amico… E anche se hai un buon rapporto con tutti loro, potresti comunque sentirti a disagio a parlare con loro di questo argomento. Identifica le persone con cui puoi condividere e parlare dei tuoi dubbi.

Sei tu il responsabile

A volte le sfide sono allettanti perché offrono un modo per ottenere un riconoscimento immediato sui social network, ad esempio i like, o perché la maggior parte dei tuoi amici si è già messo alla prova, o perché il tuo influencer preferito ti sta incoraggiando a farlo… i motivi possono essere migliaia. Tutti questi fattori, questa “pressione sociale”, ti spingono ad agire impulsivamente. Sono questi i momenti in cui devi ricordare che tu, come individuo, sei in grado di prendere le tue decisioni e che la tua opinione è perfettamente valida.

Gli esperti* raccomandano di non perdere la prospettiva del fatto che l’esecuzione di challenge online ha un effetto solo nella tua realtà online, ovvero la realtà che si svolge su Internet. Nella realtà fisica le sfide sono diverse e possono avere delle conseguenze. È importante tenerlo a mente e mettere in prospettiva i propri idoli online: sono quelli che promuovono attività pericolose che non danno alcun contributo positivo al mondo reale o sono quelli che vivono una vita sana?

*Liliana Arroyo, esperta di trasformazione digitale; Javier López Menacho, scrittore e specialista in comunicazione digitale e PR; Raquel Martín, insegnante all’Istituto l’Alzina di Barcellona.

“Prima di fare qualsiasi cosa, parlo con persone di cui mi fido per avere i loro consigli, così non faccio casino perché a questa età andiamo in giro completamente ubriachi e quando fai qualcosa di dannoso per te stesso non te ne rendi neanche conto”. Nino, 15 anni

Aiutare i propri amici e andare oltre le sfide

Così come è saggio cercare aiuto quando ti chiedi se correre un rischio o meno, se eseguire una sfida o meno, dovresti essere lì per i tuoi amici quando si trovano davanti a un bivio simile. Fornire supporto ai tuoi amici quando hanno bisogno e chiederlo a tua volta è importante: puoi porre loro domande che li aiutino a identificare i rischi della sfida in questione e suggerire loro di parlare con adulti di cui si fidano, come i loro genitori, se hanno il giusto tipo di relazione con loro, o un insegnante con cui hanno un buon rapporto.

Tuttavia, chiedere aiuto non è sempre facile. Oppure potrebbe essere che un amico non abbia colto il pericolo nascosto dietro una pratica apparentemente innocua. Se noti che uno dei tuoi compagni di classe si sta comportando in modo potenzialmente pericoloso, non esitare a farglielo sapere.

Accettare delle sfide è spesso un modo per ottenere il riconoscimento di compagni di classe e amici. Online i like ottenuti per aver portato a termine una sfida danno soddisfazione e generano il desiderio di essere ancora di più al centro dell’attenzione. Tuttavia, il mondo reale è molto diverso da quello vissuto sui social media e le sfide che si affrontano nella vita quotidiana sono qualcosa di molto diverso rispetto a quello che offre il mondo virale.

Lasciarsi consumare dalla realtà online può essere dannoso e ha, in alcuni casi, portato a una dipendenza dalle tecnologie digitali. I social media possono avere effetti particolarmente negativi: una serie di reportage investigativi del Wall Street Journal chiamata “The Facebook Files” ha esaminato i documenti interni di Facebook, rivelando che Instagram è una piattaforma tossica per gli adolescenti e che l’azienda stessa è stata pienamente consapevole da tempo.

Articolo scritto da Verificat.cat

Continua a leggere